venerdì 22 dicembre 2017

Regno di Sardegna (1844) - 5 Lire Carlo Alberto


Il sogno dell'unità d'Italia
Carlo Alberto di Savoia-Carignano racchiuse in sé in modo drammatico il dilemma, proprio di fine Settecento-inizio Ottocento, della scelta tra vecchio e nuovo, tra rivoluzione e conservazione, tra difesa di ordinamenti sociali e politici di antica tradizione e loro sovvertimento in nome di nuove idee e nuovi valori

La sua formazione e i primi moti rivoluzionari
Carlo Alberto, nato a Torino nel 1798, fu dal 1831 al 1849 sovrano del Regno di Sardegna, che comprendeva anche il Piemonte e la Liguria. Egli fu il primo tra i capi degli Stati italiani preunitari a concepire il disegno di unificare la penisola in nome dei nuovi valori di libertà e nazionalità nati nel crogiolo degli eventi rivoluzionari francesi e aggiornati nella cultura politica del Romanticismo. E anche se non riuscì a realizzare il suo disegno di unificare l'Italia, fu però lui a dare nel 1848 al Regno di Sardegna quella carta costituzionale che venne poi mantenuta dal Regno d'Italia fino alla proclamazione della Repubblica.

Re Carlo Alberto mentre firma lo Statuto

Il dilemma della scelta tra rivoluzione e conservazione gli si pose già nel 1821. Nel turbine del moto rivoluzionario di marzo, Vittorio Emanuele I aveva abdicato; Carlo Felice, il nuovo sovrano, era temporaneamente assente da Torino, per cui Carlo Alberto, che apparteneva al ramo dei Carignano, il più prossimo alla linea centrale di Casa Savoia, fu nominato reggente. A corte, tuttavia, nessuno aveva compreso quanto pesassero nella formazione del giovane principe i primi studi effettuati a Parigi e a Ginevra, la sua milizia nell'esercito napoleonico, le sue frequentazioni degli ambienti liberal-rivoluzionari piemontesi.
Assunta la reggenza, si lasciò indurre dai circoli rivoluzionari piemontesi a concedere la costituzione di Spagna del 1812, molto più democratica di quella di Francia del 1814. I fatti dimostrarono subito quanto prematura fosse quella scelta. Lo zio Carlo Felice lo sconfessò e l'apparato repressivo della Santa Alleanza ebbe ben presto la meglio sui moti sia del Piemonte sia del Regno delle Due Sicilie.

La corona del regno di Sardegna e la guerra all'Austria
Carlo Alberto uscì, quindi, sconfitto e nel peggiore dei modi: inviso ai liberali come un traditore e guardato con sospetto dai sovrani della Santa Alleanza per aver favorito il moto carbonaro nella sua fase iniziale. Per molti anni ‒ e in particolare a partire dal 1831, quando, morto Carlo Felice, ereditò la corona di Sardegna ‒ rimase incerto tra la tentazione di chiudersi al sicuro nella difesa di un ordinamento statuale consolidato ormai da oltre un secolo di vita e l'impulso a rischiare lo scontro con il grande apparato repressivo del cancelliere austriaco Metternich.


5 Lire 1844 - Carlo Alberto Re di Sardegna

Nome della Moneta
5 Lire 2° Tipo
Descrizione Moneta
Diritto
CAR * ALBERTUS D * G * REX SARD * CYP * ET HIER * Testa nuda a destra, nel taglio del collo FERRARIS, in basso 1844.
Rovescio
DUX SAB * GENVAE ET MONTISF * PRINC * PED * & * Stemma crociato e coronato, con il Collare dell’Annunziata tra due rami di lauro; in basso (mdz) e L * 5.
Incisore
Giuseppe Ferraris
Valore Nominale
5 LIRE
Data di emissione
1844 (R. Patente del 16 agosto 1831 e manifesto n. 2418 del 18 agosto 1831)
Contorno
In incuso * FERT * nodo * FERT * nodo * FERT * nodo
Metallo
Argento 900/1000
Modulo
Tondo
Diametro
37 mm
Spessore
3 mm
Peso
25 gr.
Assi
Francese
Segni di Zecca

Zecca
Genova
Tiratura
1.043.163
Rarità
C
Simboli e Termini
Corona, Scudo Sabaudo, FERT, Collare dell’Annunziata (*), rami di lauro

Sulle prime prevalse nettamente l'opzione conservatrice e Carlo Alberto represse duramente il movimento democratico mazziniano. Ma la logica sabauda di espansione nella Pianura Padana agiva in lui, a partire dal 1840, non meno della convinzione che lo sviluppo economico e civile della società piemontese imponesse un aggiornamento dell'apparato amministrativo e della politica economica dello Stato. Nuovi codici, apertura alla circolazione di nuove idee e impulso allo sviluppo del dibattito culturale furono le premesse del grande passo compiuto nel 1848, quando concesse lo Statuto e, sia pure tra forti dubbi, mosse guerra all'Austria. Alla coalizione che egli guidò resta il merito del più grande sforzo mai compiuto da forze politiche della penisola italiana per conquistare l'indipendenza e darsi un ordinamento politico unitario.

L'abdicazione
Dopo una prima fase in cui la fortuna delle armi sembrò arridergli, fu sconfitto duramente. Abdicò nel 1849 a favore del figlio Vittorio Emanuele II, ma senza ritirare la Costituzione concessa l'anno precedente. Andò in esilio volontario a Oporto, in Portogallo, dove morì in quello stesso anno senza poter misurare quanto il grande apparato repressivo austriaco, che lo aveva schiacciato, uscisse a sua volta compromesso dalla prova del 1848-49 e quanto la realizzazione del suo sogno di un'Italia unita e libera, per il quale si era battuto, fosse in realtà a portata di mano". (Articolo di Guido Pescosolido tratto dal web http://www.treccani.it/enciclopedia/)


(*) L'Ordine Supremo della Santissima Annunziata è la massima onorificenza di Casa Savoia. Precedentemente è stata la massima onorificenza dei Conti e dei Duchi di Savoia, del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia. Trattandosi di un ordine di origine familiare antecedente l'unità nazionale, esso continua ad essere conferito in maniera privata da parte di Casa Savoia. Nel XVI secolo era uno dei quattro Ordini illustri "di collana" esistenti insieme a quelli della Giarrettiera, del Toson d'Oro e di San Michele.


Lo Statuto Albertino


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.